Per raffrontare numeri e dati di realtà diverse è condizione NECESSARIA e INDISPENSABILE per fare qualsiasi valutazione che ci sia uniformità nei criteri di rilevamento, nei campioni di popolazione, nelle azioni e strategie correttive adottate…
Confrontare le percentuali di contagio fra un paese che sottopone il tampone a tappeto alla popolazione (e conteggia fra i contagiati pure gli asintomatici) e un altro che invece tampona solo chi viene ospedalizzato, falsa i risultati.
E falsa il conseguente dato di letalità.
Confrontare l’impatto del virus fra una popolazione giovane e una più anziana, o quella in cui gli anziani fanno vita “separata” con quella in cui l’anziano è più integrato nella comunità (figli adulti che vivono con i genitori, nonni che si occupano dei nipoti) falsa i risultati.
Si hanno criteri di rilevamento diversi pure nel certificare le morti, ovvero in un paese si conteggiano solo le morti dovute esclusivamente a coronavirus mentre in un altro anche le morti in cui il coronavirus è stato determinante poiché intervenuto in un quadro già compromesso.
Persino il modo di eseguire e analizzare i tamponi non è lo stesso per tutti i paesi e non obbedisce ad alcun standard di laboratorio, uniforme e uguale per tutti.
E ancora sono diverse le misure “correttive”, i tempi dell’adozione e le modalità di applicazione.

Il punto è che il mondo non era preparato a una pandemia, non ha mai individuato criteri e linee guida standard che in questo momento erano INDISPENSABILI.

Il mondo ha linee comuni e standard per valutare gli armamenti, non gli strumenti che tutelano la salute.
Il resto è fuffa.

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